Dalla parte sbagliataNei giorni scorsi ci sono stati alcuni eventi particolari che riguardano il mondo della difesa dell’infanzia. Tra queste alcune condanne della cassazione di persone che, approfittando anche del proprio ruolo istituzionale (spesso quello di insegnante, educatore, prete, ecc), hanno commesso violenze nei confronti dei bambini.
Tra queste condanne anche quella di Valerio Apolloni e Vanda Ballario (condannati a 2 anni e 9 mesi di reclusione). Ma non è tanto di loro che voglio parlare quanto di quello che stava dietro a questo processo.
Infatti, il padre di questo (ormai accertato) abusante, Vittorio Apolloni, sin dall’inizio dell’iter processuale ha messo su un’operazione culturale, cercando di convincere la società intera della malagiustizia che riguardava il caso di suo figlio così come tanti altri in Italia. Così, per tanti anni, è andato a destra e a sinistra facendo convegni, intervenendo in televisione, con dei siti per dire che gli abusi in Italia e nel mondo non sono così tanti come crediamo e che sono più i falsi abusi che quelli veri, e che anche suo figlio è un esempio di falso abuso. Ricordo ancora quando ha chiamato telefonicamente in occasione di un convegno cui ero stato invitato a Brescia. Voleva dissuadermi dall’intervenire a quel convegno. Allora mi sembrò molto curioso, che questo signore facesse questa battaglia sui falsi abusi, difendendo alcuni imputati per abusi, telefonando e scrivendo direttamente ai relatori di un convegno. Solo dopo scoprii che è il padre di un imputato per abuso su minori. Ovviamente non siamo mai entrati in merito al processo che riguardava suo figlio, anche perché non conosciamo i fatti, quello che però da sempre chiediamo (e la lettera senza risposta inviata alla bicamerale ne riassume il concetto) è il rispetto per le parti. Soprattutto per le presunte vittime. Non ci si può schierare dalla parte dell’abusante con fiaccolate, comitati, manifestazioni, volantinaggio e conferenze senza aspettare l’esito di un percorso giudiziario che in Italia ci sembra molto garantista (per il bene di tutti). Eppure, leggiamo dalla stampa che anche il parroco don Ruggero Marini (articolo la stampa del 15.10.09) mette in dubbio l’operato della giustizia, e d esprime pubblicamente la solidarietà ai due condannati. E aggiunge “anche ai bambini”. E poi arriva una petizione in favore dei condannati. Il gesto minimo del sig. Apolloni sarebbe quello di chiedere scusa ai genitori abusati da suo figlio, e anche a tutte le persone cui per anni ha voluto inculcare la sua verità. Ma di episodi come questi (particolarmente eclatanti ) ve ne sono altri in giro per l’Italia.
Forse si tratta di un vero e proprio meccanismo di difesa della comunità: “non posso accettare che nella mia comunità, scuola, chiesa, famiglia, ci sia un possibile mostro, e allora mi schiero dalla sua parte perché è lui la vittima” senza però fermarsi un attimo a ragionare.
Così arriviamo anche alle manifestazioni di massa e di piazza, come a fine ottobre: un convegno organizzato a Rignano con un titolo netto che lascia fuori ogni eventuale dubbio sullo schieramento degli organizzatori: falsi abusi a Rignano. Ecco ancora una volta alcune persone che vogliono “manipolare” (non trovo termine più consono) la mente e le notizie. Come se domani decidessimo anche noi di fare un convegno a Rignano sulla pedofilia o sugli abusi all’infanzia chiamandolo “veri abusi a Rignano” o veri abusi a torino. Non siamo noi a stabilire cosa è vero e cosa è falso.
Quando ho visto il manifesto di questa conferenza ho visto che interveniva anche l’on. Giovanardi. Trovo vergognoso che un parlamentare partecipi e promuova, invitando altre persone, una conferenza con il titolo falsi abusi a Rignano Flaminio. il titolo evidenzia chiaramente la "posizione" degli organizzatori. a tutela dei bambini e delle famiglie coinvolte in questa vicenda, non avrebbe dovuto il comune, il comitato per la sicurezza, chiedere agli organizzatori di tenere quanto meno altrove una conferenza simile? Che poi un parlamentare (nonché ministro per le politiche della famiglia) assuma una posizione così netta (senza aspettare che l'unica persona legittimata ad esprimersi (ovvero un giudice) dica l'ultima parola sulla vicenda) mi lascia veramente senza parole. Chissà cosa ne avrebbe pensato il garante per l’infanzia nazionale (qualora ci fosse).
Riporto qui di seguito alcuni passi di una lettera senza riposta, che abbiamo inviato diversi mesi fa alla bicamerale per l’infanzia proprio in merito a problemi come questo di cui vi abbiamo voluto parlare.
Prot. N. 16
Del 23.02.2009
All’on. Alessandra Mussolini
Presidente Commissione Bicamerale per l’Infanzia
E p.c. a tutti i Componenti della Commissione Bicamerale per l’Infanzia
…. Abbiamo deciso di scriverLe per rappresentarle alcune questioni che come giovani e come associazione ci preoccupano molto.
In Italia indagati per gravi casi di pedofilia al vaglio dei giudici nei Tribunali, sono accomunati da una pericolosa tendenza: c’è chi fa festa in piazza a loro favore, chi manifesta davanti alle sedi del giudizio e distribuisce gadget, chi porta “a testimonianza” i propri figli e chi si riunisce in preghiera.
Inoltre apprendiamo dai giornali e direttamente dai siti degli interessati, che Pino La Monica, indagato e rinviato a giudizio per abusi su minori e detenzione di materiale pedo-pornografico, terrà un corso di formazione a pagamento per educatori e insegnanti.
Non vogliamo entrare in merito ai gravi indizi di colpevolezza che la procura ha rilevato nei confronti dell’indagato. Non vogliamo entrare in merito al processo, ma chiediamo con forza il rispetto delle vittime (presunte tali) e delle loro famiglie.
Vige il principio della presunta innocenza, che tutti rispettiamo e invochiamo (soprattutto con i mass media). Ma ci sembra assurdo che in Italia, e non ci risultano realtà similari in altri paesi, nascano dei comitati e associazioni, che ancor prima di una sentenza definitiva, si schierino apertamente con una persona indagata di reati così gravi, lo sostengano con fiaccolate, riunioni sit-in davanti ai tribunali dove fanno partecipare anche i propri bambini.
Le vicende che riguardano gli abusi sui bambini necessitano di rispetto per entrambe le parti.
Non solo. Questi comitati per loro stessa ammissione intendono fornire: aiuto e sostegno morale a Pino; sostegno economico alla sua famiglia con organizzazione di cene, concerti ed eventi; monitoraggio degli organi di stampa ed informazione affinché assicurino correttezza, trasparenza e lealtà.
Ma a tutelare il presunto innocente non dovrebbe già pensarci la giustizia. Ci sembra assurdo che accada tutto questo, anche perché, in diversi casi di sentenza di condanna, questi comitati continuano a sostenere l’innocenza dei loro “protetti”.
….. Apprendiamo pure che un’altro comitato come quello citato forniscono regole ben precise agli indagati per casi di abusi su minori.
“Se sei accusato ingiustamente: gli errori da evitare”.
Diversi sono i comitati spontanei che nascono, manifestano, fanno conferenze, difendendo gli indagati/imputati e spesso cercando di delegittimare le vittime (sempre presunti tali) e le loro famiglie.
Un clima, in cui sicuramente, al contrario di coloro che sostengono tesi assurde come contagio emotivo, “genitori dalla denuncia facile”, molti adulti che sospetteranno di abusi o che noteranno un disagio del proprio figlio, ci penseranno parecchio prima di fare un esposto agli organi competenti.
Non entriamo in merito a accuse e difese. Ma chiediamo che siano tutelate le vittime e le loro famiglie.