
10.11.2016 - Nei giorni scorsi abbiamo concluso la carovana di incontri con gli studenti delle scuole superiori della Sicilia per parlare di sicurezza stradale.
Per scelta, non facciamo mai vedere video struggenti, incidenti, sangue, morti. Eppure è di tutto questo che parliamo. È per tutto questo che giriamo le scuole: per le vite che non ci sono più. Quando chiediamo ai ragazzi di pensare solo per un attimo di poter perdere, per sempre, la persona che sta loro accanto, il fidanzato, la fidanzata, il migliore amico… vediamo mani che si stringono, occhi che diventano lucidi. Ed è per questo che dobbiamo dire alle persone cui vogliamo bene di rispettare le regole della strada. Non per la multa, ma per la vita, per amore della vita, quella propria e quella degli altri.
Durante questo tour di incontri che ci ha portato nelle province di Palermo, Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Catania ed Enna, abbiamo scoperto che tutti (studenti, insegnanti, operatori) conosciamo le regole della strada, ma spesso non le rispettiamo e non le facciamo rispettare. Poi, quando succede quello che nessuno vuole che accada, cerchiamo mille colpevoli: la strada, l’alcol, la macchina… eppure quasi sempre un colpevole non c’è. C’è però l’incoerenza... l’incoerenza di chi dice che vorrebbe fare qualcosa per fermare gli incidenti, le morti su strada, e poi non indossa la cintura di sicurezza, non rispetta i limiti di velocità e non li fa rispettare. Non basta dichiararsi contro, bisogna anche fare qualcosa. Non basta dire a una persona che le vogliamo bene se poi non le facciamo mettere il casco o la cintura, o se la vediamo guidare con il cellulare in mano. Oggi sappiamo che qualcosa può cambiare, con l’educazione e con l’esempio che possiamo dare alle persone che amiamo.